Chandon de Briailles Scheda prodotto
Pernand Vergelesses 1er cru Ile des Vergelesses 2019
celeberrima autentica chicca territoriale nell'ambito di un areale spesso, a torto, considerato di minore appeal, rispetto alle più classiche e ricercatissime denominazioni della cote de beaune; e troviamo irragionevole questa cecità diffusa da parte di molti amanti del pinot noir borgognone, legata soprattutto alla pigra mancanza di desiderio di approfondimento di un territorio che, invece, merita il primo piano per la miriade di specificità zonali che queste latitudini sanno offrire. La collina di Corton, ed immediati dintorni, rappresentano un crocevia essenziale per chi desidera cimentarsi con un autentico asse portante della storia della Cote d'Or. Questa parcella, il cui perimetro è profilato in lunghezza dalla presenza di muratura a secco, è estesa poco più di 9 ha; è caratterizzata dalla prossimità di una bellissima croce bianca, che impreziosisce il contesto naturale in cui è inserita; si allunga nell'arteria principale in direzione di Beaune, costretta tra due vie, che la isolano (da qui “ile”, cioè “isola”) dal contesto viticolo di prossimità. Senza alcun dubbio, si tratta del cru che dà luogo ai pinot noir tra i più intriganti della zona, in grado di tradurre in liquido il senso di un territorio pieno di sorprese; non trascurabile, infine, è, infine, la sua rara reperibilità. Annata '19 che Claude definisce una delle migliori mai realizzate per questo vino. Le uve provengono da un parco vitato ultraquarantennale di circa 3 ha, posto a metà pendio, esposto a sud-est, che poggia su marne argillo-calcaree. Sosta nel calice in veste rubino scura. Grazie al conferimento del grappolo intero in sede fermentativa, il naso deflagra su toni aromatici inebrianti, grazie alla felice combo con un'annata della quale ha mutuato una tendenza ad espressività olfattive intense in queste zone: dapprima uno sbuffo mentolato, poi un avvicendarsi di petalo di rosa, viola, legno di sandalo, spezie scure, una sventagliata di polvere di caffè, che paiono stringere un'armonica alleanza aromatica; questa prima fila di effluvi prelude alla percezione successiva di una cesta di fragole fresche, inframezzate da mirtilli neri; la bocca, in questa fase, svela di sé una certo profilo austero: è rinfrescata da una tartarica molto dinamica, e la timbrica tannica, ora particolarmente pulsante e polposa, contribuisce a irrobustire la beva, attraversata da un rivolo sapido che indica la strada a nuances di mora e ciliegia rossa matura. Ogni volta che ci capita di degustarlo, abbiamo sempre le medesime sensazioni: è un vino ad alto tasso di territorialità, dalle immense prospettive, che, in questa fase, ci seduce per l'idea prospettica che ci induce il denso gomitolo di spunti apprezzati in degustazione. Prodotto profondamente identitario, che Claude lavora di cesello esperienziale, assecondando con savoire faire la storia enoica di questi luoghi colmi di fascino. Vin de garde per dna, va atteso con pazienza per vincere l'impedenza giovanile. Apogeo di apertura [2026-2038]
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