Drouhin Laroze Scheda prodotto
Musigny grand cru 2022
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il mito intramontabile di questo trascendentale climat, che si estende per 10.85 ha complessivi, ad un'altitudine di circa 300 metri, è tutto nella considerazione apicale che appassionati, storici, la vulgata popolare locale e gli stessi vigneron riservano a questo fatato lembo di terra, diviso tra undici fieri proprietari. L'etimologia del nome della parcella risale a lontanissimi riferimenti classici, che si perdono nel tempo, e risalenti, con tutta probabilità, ad un luogo di culto dedicato ad Ercole, che si trovava a due passi dall'Urbe. Questa celebre parcella, che pare mai sia stata oggetto di opera di perimetrazione, è suddivisa in tre aree: il "Les Musigny" a nord, e due lieux-dits in monopolio, cioè il "Les Petits Musigny" al centro, ed una piccola area benedetta posta a sud, la "Combe d'Orveaux". Ogni area del climat possiede caratteri propri distintivi: cosi, a nord si trova il celebre calcare bianco oolitico del periodo bathoniano, mentre nel resto del climat è rinvenibile il celebre compattissimo calcare di Comblanchien, nonché una quota argillosa. La timbrica onirica di questo vino è sempre giocata su toni di estrema levità ed intrisa di suggestioni di frutta fresca e croccante; gli sono estranei, pertanto, note di confettura o spezie scure, nonché sentori terrosi. Il parco vitato dei Laroze si trova all’interno di una parcella acquisita nel 1996, di soli 0.12 ha, il cui parco vitato vanta oltre sessanta anni di età media. Annata '22 vinificata al cento per cento in rovere nuovo e con il trenta per cento di raspo in vinificazione. Solo 545 le bottiglie prodotte in questo millesimo: proporvi una rappresentanza di questo liquido anche quest'anno ci rende decisamente orgogliosi. Si presenta un groviglio di cremisi e rubino. Lo lasciamo minuti nel calice, libero di uscire allo scoperto, e, dopo adeguata ossigenazione, squaderna luminescenti fruttini blu boschivi, fragoline in macerazione, lievi striature metalliche e poi una parata ordinata di lamponi maturi, nonchè cenni sanglier roti. Bocca cremosa, una trapunta di seta adagiata su una lettiga di spezie scure. Gustativa che stringe accordi sinergici tra morbidezze, venature tartariche che dilatano il palato e tannini dolci e risoluti, nel contesto di un sorso stupefacente per equilibrio, compostezza e ricchezza d'estratto nobile fruttato. Finale che pulsa grazia e complessità, regalandoci momenti da cristallizzare nei nostri ricordi enoici. 97 punti perchè vogliamo non esaltarci troppo. Apogeo di consumazione [2029-2045]
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