Albert Grivault Scheda prodotto
Meursault 1er cru clos des Perrieres monopole 2020
il lieux-dit, esteso per 0.95 ha complessivi, che si trova nell'area mediana del “Perrières”, recintato da un muro a secco, è di pertinenza esclusiva del domaine A. Grivault dal 1879; deriva la sua etimologia dal francese antico "perrier" (sentiero ghiaioso) e rappresenta la toponomastica dei terreni sui cui poggiano i vigneti, copiosamente ciottolosi ed in cui prevale la componente marnosa di matrice argillosa; forse richiama una strada antica, e la pietra utilizzata nella composizione di queste vie. Nelle immediatezze del climat, nella parte superiore della collina, sono visibili antiche cave, dove si rinvengono tracce di una tipologia di calcare chiamata "pierre de Chassagne". Il climat di Perrieres rappresenta una delle, se non "l'eccellenza stessa" di Meursault, rappresentando, de facto, un grand cru in pectore. Questo vino esprime una mineralità ed un allungo da vero primatista; sfoggia una veste tridimensionale dai toni letteralmente epici: trasuda una mineralità di territorio luminescente ed è dotato di un'energia intrinseca vibrante ed una persistenza che rappresenta un reference stantard in questa denominazione. La reale differenza tra il "Clos" ed il semplice "1er cru Perrieres" (a meno di 70 metri di distanza l'uno dall'altro) è dovuta allo strato di roccia sottostante il "Clos", che possiede una quota di argilla più ampia (46%) e profonda, di limo intorno al 30%, di sabbie finissime intorno al 6-7% ed, infine, circa un 17% di sabbie dal diametro più evidente e si trova proprio nel punto di incontro tra lo strato giurassico Bathoniano e Calloviano; qui si evidenzia la presenza di calcare attivo appena sotto la soglia del 5% ed una notevole quota di magnesio nei suoli; tutti questi parametri gli conferiscono il bonus di stile che lo contraddistingue dal “Perrieres”, ottenuto da vigne ultra 50ennali, rispetto a quelle del "Clos", che hanno subito reimpianti nel 1987. Annata '20 giallo limpido, brillante e profondo; naso ricco, generoso, imbevuto di note di pera gialla matura, pesche succose, nocciole tostate, sottili piccantezze, note di burro fresco e bagliori sapidi distintivi; in bocca le sue folgori minerali sono una realtà esperienziale già super intensa, e veicolano una gloriosa parata di frutti tropicali, i quali, scontati gli anni di vetro che gli si devono tributare, lasceranno spazio ai suoi noti sentori di crostata al limone e caramello salato, irrorati e sostenuti dalla arcinota vigorìa della spinta sapida, in grado di innalzare le frequenze del piacere palatale là dove pochi chardonnay borgognoni osano. Per adorarne il fitto campionario di sfaccettature, caldeggiamo assolutamente di conservarlo in modo sacrale ed adeguato. Apogeo di consumazione [2027-2042]
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