BORGOGNA 2022: ANALISI E LINEE GUIDA DEL MILLESIMO

L'ANNATA 2022 IN BORGOGNA



Come ogni anno, ci accingiamo a redigere il consueto report sulla nuova annata prossima alla messa in commercio. Ed allo scopo di corroborare e strutturare ulteriormente i nostri appunti, già fittissimi di note raccolte nei tasting praticati nel corso del 2023, ci siamo recati per un ultima volta in Cote d'Or, nel mese di marzo, per ulteriori finali sessioni degustative; successivamente, tutto il corposo materiale maturato è stato oggetto di certosina opera di sovrapposizione e missaggio con la nostra analitica rubrica di narrazione dinamica, mese per mese, dell'annata 2022, già “agli atti” sul nostro sito dopo le operazioni vendemmiali di settembre scorso (rubrica “analisi dinamica mensile del millesimo '22” che vi invitiamo sia a seguire nel suo svolgimento dinamica quando in corso d'opera e sia poi sempre ad affiancare al presente report per ricavare approfondimenti e dettagli con una lente di ingrandimento ulteriore). La risultante di queste operazioni siamo lieti di sottoporvela di seguito.



L'annata '22 è stata figlia di un debutto invernale, il mese di dicembre '21, che è metaforicamente rimasto letteralmente “con il colpo in canna”: l'antico e ormai desueto “generale inverno” è stato relegato a “caporale di brigata”: infatti, le cronache riportano memoria di un iniziale lieve nevischio ad inizio mese, poi molta umida piovosità, ed infine una sciagurata comparsata ad opera di un ingombrante mostro anticiclonico di matrice sub-tropicale, che si è permesso una performance a latitudini un tempo a lui precluse da una regolazione generale atmosferica continentale vigente da secoli. Gennaio ha subito questa circolazione di correnti calde sino a metà mese, per poi, finalmente, celebrare l'avvento di quello che è parso un serio cominciamento d'inverno, con frequenti gelate notturne e diurne, benefiche per il riposo dei suoli. Febbraio ha portato con sé nuova mitezza: clima piuttosto secco e scarsa piovosità nella prima parte, poi improvvise sferzate di grande freddo di matrice artica. Marzo ha segnato il consueto debutto vegetativo stagionale ed è stato caratterizzato da una prima decade di giornate ancora investite da correnti da nord, da ottimo soleggiamento e notti molto fresche; poi la mensilità ha aperto le porte a temperature più miti e qualche passaggio piovoso benefico. Aprile reca con sé il suo ormai costante alone di mese thrilling, a causa delle potenziale mortifere gelate occorse soprattutto nella sua prima decade negli ultimi 10 anni; ebbene anche quest'anno non ha fatto eccezione: il sottozero è stato maturato in tutte le aree della borgogna viticola, da Chablis allo Chalonnaise (il Macon è stato parzialmente risparmiato); in Cote d'or si è palesato nelle Hautes Cotes con maggiori segni distintivi; fortunatamente, quest'anno, lo status di evoluzione vegetative delle viti, complice anche una mancanza di spinta vigorosa del mese precedente, sagge operazioni di tagli tardivi e compiuti approntamenti di tutti gli strumenti antigelo per tempo, ha, se non azzerato, ridotto considerevolmente l'impatto di questo fenomeno. Insomma il gelo è stato precoce, breve e di scarsa intensità, anche se in qualche denominazione ha colpito determinando conseguenze sulla produzione (aoc di Nuits St Georges ed area di Marsannay, in particolare). Scavallata la delicata ultima notte del 9 aprile (Meursault ha tremato), le temperature hanno guadagnato progressivamente gradi nelle colonnine. Maggio, a giudicare dalla rigogliosità prima dei germogli e poi del fogliame, ha sentenziato che, in via generale, l'episodio di aprile non ha impattato, in termini di stress vegetativi, in modo determinante sui parchi vitati e le loro evoluzioni verso le floraisons. Il mese ha aperto le danze con temperature in netto rialzo salvo poi, nella seconda metà, scalare marcia grazie a qualche piccolo evento precipitativo. Giugno si è palesato un mese chiave per l'intero andamento stagionale: ha dapprima ripreso a spingere vigorosamente sulle temperature medie ed il soleggiamento, portando le massime, nei giorni centrali del mese, per tre giorni, sopra i 32 gradi; nella seconda quindicina ha ripiegato però verso un arretramento stagionale (temperature massime virate sino a 21 gradi), sancendo l'arrivo di una pericolosa perturbazione da nord che ha scaricato, soprattutto in area Gevrey-Chambertin e dintorni, un apporto precipitativo eccezionale (immagini torrentizie da brividi sul Griotte-Chambertin e vigne limitrofe, nonchè di qualche evento grandinigeno); l'evento poi ha risparmiato abbastanza Morey-St-Denis, molto meno Chambolle, Vougeot, Nuits St Georges e Beaune, per poi smorzarsi di più solo a partire da dopo Pommard (i Rugiens sudisti hanno subito diversi allagamenti); a seguito dell'accaduto si sono resi necessari interventi eccezionali di prevenzione fungina sulle vigne a Gevrey-Chambertin: si sono ammirati elicotteri scaricare cospicuo materiale organico bio dove vi è stata rimozione di parti consistenti di suolo; fortunatamente il meteo, nei giorni successivi, ha sferzato la Cote d'Or di salvifici venti asciugatori da nord, ripulendo molte delle tracce umide conseguenti all'accaduto. Luglio parte delicato e poi impenna a metà mese con temperature, seppur per pochi giorni, superiori ai 35 gradi e piogge quasi assenti ed un incendio boschivo tra Vosne-Romanée e Nuits-St-Georges con scampati coinvolgimenti di parcelle dal valore stellare; insomma, luglio caldo come ci si attende e piuttosto secco. Agosto è mese di vendemmie per gli chardonnay: si è rivelato molto caldo nella prima metà, e le attese piogge si sono degnate di apparire verso la metà mese per poi centellinarsi verso la fine mese. Settembre è sorto sotto un bel tempo costante e temperature ideali, di stampo alto primaverile per tutto il tempo di vendemmia dei pinot noir.



Terminata la disamina dell'andamento climatico in pillole mensili sintetiche, approdiamo al cuore dell'analisi: che millesimo abbiamo tra le mani? Quali sono le peculiarità dell'annata 2022? Ebbene, poiché i paralleli piacciono a noi ed a molti dei nostri lettori, cominciamo subito a parlare della famigerata quantità del raccolto, che finalmente si è attestata su livelli generalmente (con qualche eccezione su menzionata a causa degli accadimenti del mese di giugno ed, in alcuni casi, dipendente dai timing di raccolta delle uve) soddisfacenti: siamo molto vicini ai target scanditi dalla 2017, che, purtroppo molti appassionati non hanno ancora ben compreso trattarsi di un'annata estremamente interessante, perché di equilibri millimetrici (a discapito di quanto è accaduto altrove in Francia). Ed a proposito di questo primo parallelo abbozzato, la 2022, in termini di qualità, ci è parsa spesso superiore alla stessa 2017, nel senso che, a nostro avviso, possiede il pregio di essere uscita dai canoni dei rigorosi e ragguardevoli equilibri della '17 per rilanciarsi in una dimensione addirittura più accattivante: infatti, ci è parsa esibire un bonus scintillante in termini di purezza dello spettro delle componenti estrattive, in molti casi davvero eclatante in termini di limpidezza dei riscontri papillari nonché di volumetria del perimetro gustativo; il l tutto, corroborato da tartariche non ascendenti come ammirate nell'annata 2021, ma comunque a loro modo vivaci, presenti e non sacrificate. Soprattutto, sempre nella nostra lettura del millesimo, la 2022 ha preso le distanze da concentrazioni riscontrate ad esempio nella iper-celebrata (dai media) 2015 (alla quale continuiamo a preferirle spesso la '17, ndr). Una delle firme più prestigiose in calce alla personalità della 2022 ci è parsa la copiosità delle piogge intervenute a giugno, che hanno decelerato il caldo secco imperante, e seppur inferiori in termini di peso specifico, ma ugualmente benefiche, soprattutto quelle occorse a ridosso delle vendemmie; esse hanno avuto il potere di svincolare letteralmente la '22 da una timbrica finale marchiata da eccessi di calore, scongiurando potenziali arresti vegetativi e stress idrici, conferendo anzi agli acini quelle volumetrie e quelle successive qualità dei mosti che si sono rivelate di grande e singolare piacere sensoriale. In sede di degustazione; insomma, hanno inciso eccome, anzi, sono state un indubbio fattore decisivo per innalzare l'asticella qualitativa finale del millesimo in esame. Pertanto, tirando le fila, possiamo trarre le seguenti conclusioni: la 2022 è annata di grande gioiosa godibilità, dai corredi fruttati aperti, generosi e vivaci, dai buoni bilanciamenti complessivi e da acidità soddisfacenti (cui anche gli elevage hanno contribuito in parte); è annata parente della '17 in termini di quantità ma che stacca per qualità, che cerca di approssimarsi ad una '19, ma senza riuscirci del tutto (infatti, quest'ultima vanta complessità maggiori a centro bocca, anche grazie alle rese inferiori) e meno ad una '15 (che resta reference standard per le annate del nuovo millennio). Sulla longevità in vetro vaticiniamo, almeno ai nastri di partenza del millesimo, il suo meglio nel medio periodo, senza quindi la necessità di spingersi verso eccessive soste prolungate in bottiglia. Indubbiamente si tratta di un millesimo che ci ha regalato grande soddisfazione emotiva e sensoriale e che, in non pochi casi ha raggiunto autentiche punte di eccellenza, da grande annata. Il livello espressivo complessivo si staglia quindi davvero su standard eccellenti, reale garanzia per gli appassionati. Infine, a quale cepage affibbiare la pole position quest'anno? Non abbiamo riscontrato distacchi marcati nelle rispettive qualità espressive, soprattutto quando gli chardonnay sono stati raccolti con il corretto anticipo per preservare il corredo tartarico non spiccatissimo (i ph sono abbastanza alti) come ammirata nell'annata precedente; i pinot noir sono di una seduttività spesso disarmante, mentre gli chardonnay ci paiono aver acquisto grande appeal non solo nelle denominazioni in cui grassezze ed ampiezze rappresentano il tratto distintivo ma anche laddove gli slanci verticali di certi climat lambiscono i disciplinari delle denominazioni; su Puligny e Chassagne, in particolare, abbiamo apprezzato un tenore qualitativo generale davvero di prima fascia, dove i bilanciamenti delle risultanti enoiche si sono palesati davvero negli alvei auspicati dai rispettivi terroirs.

I primi vini dell'annata, come d'abitudine, li importeremo verso fine maggio.





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Lo Staff di B.M.A.