L'ANNATA 2021 IN BORGOGNA
Considerata l'emblematica peculiarità del millesimo, lo staff di B.M.A. ha ritenuto opportuna una missione degustativa supplementare in terra di Borgogna, prima di consegnare a chi ci segue l'identikit della nuova annata che si appresta a debuttare in commercio. Ci siamo ritagliati ulteriori dieci giorni, a marzo, allo scopo di rinfrescare e calibrare ulteriormente i nostri già cospicui appunti, fitti di note ed emozioni sensoriali, figli di sessioni di tasting svolte nei mesi precedenti, dopo la messa in bottiglia. Abbiamo avvertito il dovere deontologico di mettere alla prova i nostri credo sin lì maturati, poiché, come molti nostri lettori sanno, grazie al report presente nella nostra rubrica di “analisi dinamica mensile del millesimo '21” (che precede sempre questo editoriale di sintesi), un anno vegetativo costellato di cosi tante variabili è un evento piuttosto singolare; anche andando parecchio a ritroso nel tempo.
In Cote d'Or l'annata '21 è stata marcata da molteplici accadimenti climatici, tra i quali spicca l'imponente gelata primaverile occorsa nel mese di aprile, la quale ha determinato ingenti perdite, da nord a sud, sino all'ottanta per cento del raccolto per alcune aziende (costringendoci a ritirare il prossimo anno, ma solo presso alcuni domaine, la poca merce disponibile quest'anno, ndr), approssimandosi molto alla portata fenomenica ammirata nel 2016. Si è trattato di una gelata devastante per tutti i vigneron, ed ancor più per chi ha interpretato il timing del c.d. “taglio di rifinitura”, anticipando le operazioni sui tralci, circostanza che ha esposto soprattutto le gemme precoci delle giovani vigne alla nudità dello status di “pointe verte”, quindi fuori dalla loro protezione naturale (coton); queste viti hanno metaforicamente porto l'altra guancia al gelo, subendone tutti gli effetti più deleteri. L'evento successivo, altrettanto cruciale, quello della fioritura, avvenuta a fine maggio, ha fortunatamente beneficiato di condizioni più favorevoli, considerati i progressivi, e senza strappi, graduali rialzi delle temperature; essi hanno permesso ai parchi vitati resilienti, provati dall'evento di aprile, di cicatrizzare e metabolizzare al meglio possibile l'accadimento della gelata, accompagnando, in un contesto di generale mitezza, la manifestazione delle fioriture. Successivamente, l'estate ha esordito con un mese di giugno che ha spinto sull'acceleratore, rivelandosi, grazie ad un soleggiamento costante e ad alto tasso termico, un autentico propulsore vegetativo. Ha fatto seguito un luglio spiazzante, che, invece, ha decelerato senza preavviso il ritmo stagionale, a causa di una circolazione atmosferica improvvisamente mutata, con gli anticicloni delle Azzorre ed Africano relegati spesso ai margini della scena, per dare spazio a circolazioni atlantiche. Queste ultime hanno imposto un mood piuttosto fresco e del tutto atipico per la stagione, a tratti piovoso; circostanza, quest'ultima, che ha determinato allarmanti pressioni fitosanitarie, le quali hanno concesso rara tregua ai vigneron, costringendoli ad arginare, con perizia, gli inevitabili conseguenti fenomeni di mildiou ed oidium. Questo stallo atmosferico si è trascinato sino a poco prima della metà di agosto, ritardando inevitabilmente le invaiature; ma, da qui in poi, sorprendentemente, tutt'altro scenario: si è installata, infatti, una durevole douceur climatica, coadiuvata da temperature mai eccessive, dalla presenza di benefici venti da nord, che hanno spirato con costanza, mantenendo asciutti i grappoli sino alle vendemmie, nonchè escursioni termiche apprezzabili tra giorno e notte; insomma, una combinazione di condizioni sincroniche in grado di garantire una maturazione fenolica perfetta delle uve. I grappoli sopravvissuti alla rigida selezione operata in aprile da Madre Natura, pertanto, sono stati vendemmiati in condizioni vicine all'ideale, e hanno palesato un peso medio per grappolo anche superiore alle recenti annate 2020 e 2019 (le piogge di luglio hanno contribuito significativamente ad ispessire le bucce degli acini).
L'avevamo intuito già nella nostra menzionata rubrica di analisi mensile del millesimo, osservando la condizione sanitaria dei grappoli appena vendemmiati e lo confermiamo oggi: la qualità dell'annata appare indiscutibile; e rilanciamo: costituirà un “reference standard” per gli amanti nostalgici delle annate da vecchia Borgogna del terzo millennio. Abbiamo successivamente certificato le nostre sensazioni iniziali grazie all'avvicendarsi di conferme maturate nel corso di innumerevoli degustazioni dei diversi stati evolutivi della materia liquida: prima dalle pièce e successivamente dai feedback coerenti, stratificatisi dopo le recentissime mise en bouteille.
Ma veniamo all'analisi sensoriale di quanto è emerso dal nostro corposo lavoro degustativo. Innanzitutto, la 2021 ci è apparsa un'annata estremamente democratica, nella quale non abbiamo riscontrato un differenziale apprezzabile di potenziale, almeno in questa fase, tra le rese qualitative di pinot noir e chardonnay. A beneficio di chi apprezza il gioco delle similitudini, abbiamo individuato un file rouge che unisce alcune delle annate più fresche degli ultimi 8 anni: questa esaltante '21 presenta alcuni connotati propri della 2014 (ultima annata che reputiamo “classica”, in senso proprio, dell'ultimo decennio), dalla quale però si emancipa nettamente per la presenza di maggiori dotazioni e dettagli; è invece parente, ma solo in grado collaterale, della 2016, con la quale condivide più le affinità meteo che il dna strutturale finale. Il nuovo millesimo si presenta dotato di tenori alcolici mediamente mitigati rispetto al recente passato, con estratti secchi dalle silhouette più snelle rispetto alle più estroverse manifestazioni olfattive e gusto-olfattive del triennio similare precedente 2020-2019-2018 (e, per certi versi, della 2017, annata calda si, ma dotata di equilibri peculiari, a nostro parere anche maggiori del triennio successivo). Il trittico di millesimi menzionato, degustato a fianco della '21, appare letteralmente come “il giorno rispetto alla notte”: è “classicismo d'antan” di fronte a quello che noi abbiamo definito, in altre rubriche, un fenomeno invece di “neo-classicismo” (appellando cosi il nuovo trend di annate seriali più calde, ma senza eccessi, quali svirgolate sul fronte alcolico ed estrattivo, nelle quali la tartarica imprime all'annata ancora una sua timbrica, preservando una sua centralità sulla scena). In questa annata abbiamo a che fare con una freschezza letteralmente estasiante, perchè in grado anche di coordinarsi, letteralmente di mettersi al servizio della migliore diffusione degli effluvi aromatici, nonchè dei contenuti d'estratto dei liquidi; questi ultimi, in particolare, non appaiono affatto magri o addirittura sussurrati, ma, anzi, ostentano una volumetria che reputiamo consona ad un calibro saporoso declinato in assoluta giustezza; inoltre, possiede il plus dello charme proprio solo di certe annate: quelle in grado di restituire intatte le narrazioni dei terroirs, denotando un'armoniosa sensibilità intrinseca, che rivendica prepotentemente una personalità propria. Quest'anno abbiamo avuto il piacere di immergerci in degustazioni dall'alto tasso di coinvolgimento emotivo, potendo cogliere nuances di vini in cui raffinatezza e finezza paiono aver stretto una santa alleanza; e lo hanno fatto concependo un corredo materico che, pensandoci bene, porta in dote tutta la ricchezza esperienziale di un'annata dalle vicissitudini meteo complesse e sinusoidali, che ha chiuso alla grande, confluendo in uno stato di compiutezza che ne rappresenta il plusvalore. La freschezza della '21, vera signature del millesimo, è un poliedro multisfaccettato che ci è parso in grado di scrivere una storia a sé nell'ultimo ventennio, perchè dotato di spessori e multifacce in grado di rendersi, al contempo, architrave dei vini ed amplificatore naturale delle tensioni minerali dei vini più dotati di verve sapida; una freschezza, quindi, protagonista da sè, ma anche creatrice di condizioni d'agio espressivo ideali per le altre componenti del vino. Inoltre, evidenziamo come l'interazione profonda tra tartarica e corredo sapido ha determinato riflessi importanti anche sulla narrativa dell'espressività del frutto, connotandone i profumi, cioè dotandoli di un'autenticità espressiva sorprendentemente naturale. Ecco, proprio il termine “autenticità” troviamo che vesta alla perfezione questa annata: è autenticamente sé stessa, profondamente altro da quanto degustato negli ultimi anni, ed è preziosa proprio per la storia della dinamica generativa che l'ha determinata. I '21, in conclusione, si stanno rivelando vini di classe purissima, nei quali la tanto essenziale piacevolezza di beva è uno status garantito, al pari della futuribilità prospettica, considerata l'energia scintillante della dorsale che li supporta. La loro reperibilità è merce rara: anche le nostre scelte d'importazione hanno subito degli stop loss a causa dei quantitativi più ridotti cui abbiamo avuto accesso. I primi vini dell'annata, come d'abitudine, li importeremo verso fine maggio.
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Lo Staff di B.M.A.