ANNATA 2024 IN BORGOGNA. ANALISI DINAMICA

Annata 2024 in Borgogna. Narrazione dinamica



Lo staff redazionale ripropone una rubrica che resterà in vigore per tutto l’anno vegetativo '24, quindi sino al raccolto delle uve principali coltivate in Cote d'Or, chardonnay e pinot noir. Al termine di ogni mensilità considerata, da marzo a settembre (con doveroso incipit circa l'andamento dell'inverno che precede il nuovo millesimo), si propone di fornire ai nostri lettori un report dinamico sugli accadimenti meteo principali, corredato anche dall'analisi di alcuni parametri che riteniamo essenziali per comprendere al meglio l’andamento dell'annata viticola.



                                                          INVERNO 2023-2024



Dicembre figlio di una coda novembrina piuttosto fredda (con minime e massime decisamente sotto la media) e qualche sprazzo di pioggia: non sono mancate folate di autentico freddo e conseguenti gelate nei primi giorni del mese. Questa tendenza è durata in Cote d'Or però solo per tutta la prima settimana (picco di -7.2 gradi il giorno 3), per poi dissiparsi rapidamente, a causa di un anticiclone africano in grande forma, che si è piazzato sulla Francia dal giorno 15, portando con sé temperature decisamente sopra le medie, con minime che sono schizzate sino a 7.6 gradi e massime che hanno toccato i 13.6 gradi, sancendo una media tra i due valori, a fine mese, di 2.2 gradi sopra le attese stagionali e piogge nella norma. Insomma, zero neve, soleggiamento scarso, molte giornate d'uggia e grande umidità.

Gennaio ha ereditato il dna del fine anno '23, quindi ancora solcato da venti in spinta da sud e temperature con minime sui 7 gradi e massime sino ai 12.7 nella prima settimana; ma da domenica 7 arriva il tanto atteso autentico freddo invernale continentale: un vortice polare, vaticinato per almeno una prima ondata lunga una decade, abbraccia tutta la Francia; i venti precipitano verticali sulla meridiana direttamente da nord, spazzando l'umidità latente e seccando l'aria, determinando la discesa repentina ed improvvisa delle medie stagionali; si scende sino a -8 gradi (il giorno 16) ed anche di giorno non si scherza, toccando i -3 gradi il giorno 13. Freddo imponente e ghiaccio tappezzano, alternandosi, la Cote d'Or. A tentare di solidificare le fondamenta di quello che sembrava un cominciamento d'inverno che prova a fare sul serio, segnaliamo la precipitazione di un paio di centimetri scarsi di neve, che ha fatto la sua comparsa i giorni 9, 10 ed il 17; in verità, si è trattato di davvero poca cosa, anche grazie all'effetto liquido apportato da soventi precipitazioni, che ne hanno cancellato presto i segni. L'apice di questa parentesi tonda invernale si è toccata il giorno 19. Ma proprio quando era lecito immaginarsi ed augurarsi un vero trend da generale inverno in vecchio stile, ecco riapparire, d'improvviso, una dannata doucer stagnante, che una volta manifestatasi è durata per l'intera seconda metà del mese, la quale ha prodotto minime sino a 9 gradi notturni e ben 14.5 gradi in pieno giorno. Una scodata mite, insomma, inattesa e malevola, determinata dalla ricomparsa dell'anticiclone sub-tropicale, che da qualche lustro ama fare scorribande a latitudini un tempo proibitive, che ha portato in dote flussi di venti costantemente spiranti da sud-ovest e medie generali superiori anche fino a 5 gradi, decisamente oltre le medie attese. Una ferita mortale inferta alle speranze di un inverno in grande stile?

Febbraio si trascina il nefasto destino che si era ipotizzato alla fine del mese precedente: l'inverno è stato costretto a moderare la sua voce, declinandola su una costante e generale mitezza, contraddistinta da venti provenienti sempre dai quadranti di sud e sud-ovest e precipitazioni che hanno raggiunto una percentuale finale di +29 per cento (55 millimetri totali) rispetto alle medie, con soleggiamento inferiore del 34 per cento e temperature sempre sopra le linee attese, che hanno toccato i 9.6 gradi di minima più elevata ed i 15.4 di giorno, confezionando una media tra i due valori superiore di 4 gradi rispetto a quanto ci si attende dal periodo. In Francia si è parlato di questo fenomeno come di una autentica “doucer exceptionelle”. Nonostante questa mensilità che si è rivelata un'occasione persa, non ce la sentiamo ancora di vendere lo scalpo di un inverno sin qui lungo praticamente una decade (quella di gennaio), perché sino a fine marzo (proprio l'anno scorso si riscontrarono, infatti, nevicate significative tra la fine di febbraio e la prima settimana del mese a seguire) può sempre rialzare la testa. In vigna questo è periodo di potature invernali e di fuochi appiccati ai vecchi legni tagliati.



MARZO. Eccoci approdati al primo mese davvero significativo sotto il profilo del decollo vegetativo stagionale ed oggetto, proprio per questo, di nostre analisi decisamente più chirurgiche; analisi che non possono prescindere ovviamente da quanto accaduto nei mesi precedenti, in cui la terra, e lo constatiamo con un certo rammarico, non ha avuto a disposizione un tempo nè ideale né, temiamo, congruo per un riposo a regola d'arte; con ciò ci riferiamo al concetto chiave che piante come la vite (e molti altri alberi da frutto), per ottenere un riposo invernale efficace prima di riattivare il proprio status vegetativo attivo (risalita della linfa dalle confortevoli radici: posizione c.d. anti gelo per la pianta), necessitano anche sino a 1000 ore di temperature sotto i 7 gradi. Garanzie che questo inverno non pare aver soddisfatto. Ad abundantiam, rispetto al trittico di annate che lo hanno preceduto, quest'ultimo si è rivelato il più mite, con addirittura una media di 2 gradi complessivi oltre le sue medie: solo in due inverni recenti, quello 2015-2016 e 2019-2020, le anomalie termiche si sono rivelate più marcate di quello attuale. Come conseguenza di ciò, il rischio di spunti vegetativi anticipati (che solo due decenni fa si manifestavano mediamente intorno alla prima decade di aprile) attualmente sconta mediamente quasi un mese d'anticipo, con tutti i rischi di mutamenti climatici nefasti e repentini sempre possibili in questo momentum stagionale: ci riferiamo ovviamente alle ormai celebri devastanti gelate d'aprile; queste ultrime, nel 2021, lo ricordiamo, hanno generato eventi agronomici catastrofici a queste latitudini che non si registravano dal 1945. Pertanto, l'ovvio l'auspicio è che la propulsione verticale delle linfe delle viti, che si apprestano a risalire i tronchi, non approdino con troppa veemenza sui terminali dei tralci sino ad irrorare le imminenti gemme, le quali, seppur avvolte nelle loro naturali protezioni nella loro prima fase di manifestazione esterna, rischierebbero, a causa di temperature molto basse, di bruciarsi. Incrociamo le dita per scongiurare questo scenario non prima di evidenziare come dell'inizio di marzo alcuni presunti autorevoli incroci statistici hanno indotto molti vigneron zonali a determinare una stima probabilistica per questa primavera 2024 di rischio gelo in stile 2021 che potrebbe spingersi anche sino al 60 per cento. Un dato sinceramente inquietante. Ci scrolliamo di dosso questi poco auspicabili vaticini ed entriamo finalmente nel vivo dell'analisi di marzo '24. La prima decade inizia sterzando la rosa dei venti di fine febbraio verso benevole correnti da nord, determinando scarsi episodi precipitativi e temperature, dopo i primi tre giorni del mese abbastanza miti, che si innalzano sino a 10 gradi di massima, mentre di notte si ritorna, seppur fugacemente, ad apprezzare il sotto zero. Insomma accade quello che sembrerebbe abbozzare una retromarcia stagionale. Ma dalla seconda decade, lo scenario comincia a mutare: ammiriamo, a metà mese i primi pianti della vite, che però generalmente ritardano a diffondersi in Borgogna ed, almeno sino al giorno 22, le temperature impennano progressivamente, scavallando ben presto l'asticella delle medie del periodo, ed arrivando sino a 18.5 gradi diurni. Dal giorno 16 si segnala qualche rischio grandine poi scongiurato (in Occitania ne è caduta parecchia) ma aumentano significativamente le precipitazioni, che dureranno, a fasi alterne, ma con grande intensità, sino alla fine del mese. L'ultima decade di marzo ha chiuso il cerchio con temperature abbastanza nella media, ancora molto grigiore ed un evento definito la “tempesta Nelson” che ha determinato danni significativi solo sul nord ovest della Francia e solo grandi precipitazioni diffuse in Cote d'Or. Segnaliamo, in limine, che proprio ora comincia la prima fase cruciale stagionale, che definiamo una “fase creativa” dei vigneron: la scelta dei timing delle potature definitive (che portano a termine il lavoro di quelle iniziate in inverno nel mese di gennaio, che lasciano nei metodi di allevamento a guyot due tralci). Ci riferiamo a quelle che lasciano in pianta solo uno sperone con generalmente un paio di gemme ed un capo a frutto di 6-8 gemme, le quali attività si palesano più o meno tardive a seconda delle scelte strategiche di ciascun vigneron, che si riveleranno decisive per la qualità delle rese finali stagionali ed i cui parametri essenziali da considerare sono la posizione geografica delle viti (esposizione solare del parco vitato ed altitudine) l'età delle vigne (le più giovani sono più precoci) ed i cepage (che hanno attivazioni vegetative più o meno anticipate).

Temperature. 8 giorni si minime e massime sotto media, poi rialzo generalizzato in ascesa costante, con massime sino a 22 gradi il giorno 22 ed una media di +1.7 gradi complessivi per il mese.

Precipitazioni. Inizio e fine mese piovosi; in particolare l'ultima settimana del mese. Alla fine sono precipitati la bellezza di 113 millimetri, che equivalgono ad uno stupefacente +134 per cento rispetto alle medie del periodo.

Soleggiamento. Sole e luce sempre scadenti da inizio anno. Non fa eccezione marzo, con sole 100 ore all'attivo ed un -34 per cento sulle medie del periodo.

Foto credit domaine H. Naudin Ferrand

APRILE. Approdiamo al primo svincolo dell'annata, quello che ci ha abituato a sterzate improvvise, cioè a correzioni di rotta più o meno marcate, o, in qualche recente caso (vedasi l'annata '23) ha donato il lasciapassare per un abbrivio stagionale di interessanti prospettive. Che mensilità abbiamo ammirato in Cote d'Or? Il mese ha vissuto di toni contrastati in rapido avvicendarsi: tinte forti e fredde si sono infatti alternate la scena, portando in dote un po' di tutto; e francamente sarebbe stato meglio, col comodo “senno del poi”, evitare tutti i numerosi cambi di equilibrio ai quali abbiamo assistito e che non hanno reso il quadro dell'annata nascente nitida, almeno sotto il profilo della timbrica nativa: infatti, abbiamo ammirato anticipi d'estate e poi inaspettati ed improvvisi moti retrogradi verso un afflato di inverno che ormai pareva messosi alle spalle, almeno a livello di scansione calendariale. In primis, rileviamo come aprile '24 sia il ventisettesimo mese consecutivo in cui le temperature non flettono sotto la media della mensilità considerata: infatti si rileva una media ancora una volta sopra le attese, di 0.6 gradi rispetto alle statistiche. Per fortuna siamo molto lontani dagli scostamenti maggiori registrati nelle annate '07, '11 e '20; ma la complessiva mitezza (ricavata dalla compensazione finale degli eventi meteo occorsi) di aprile nasconde, come detto in precedenza, forti oscillazioni del tempo: se, infatti, i primi quindici giorni sono scivolati via con massime che hanno sfiorato i trenta gradi, hanno beneficiato di una quindicina di millimetri di sana pioggia, di un buon soleggiamento e venti in prevalenza ruotanti dai quadranti di sud-ovest a quelli di nord-ovest, la seconda parte di aprile ha spiazzato per l'inversione di rotta, proprio quando cominciava a serpeggiare un cauto ma realistico ottimismo che il periodo potenzialmente più nefasto per improvvisi pericoli meteo notturni fosse in via di dissolvimento. Nella prima metà di aprile abbiamo assistito a tagli di rifinitura procrastinati e prudentemente attardati tra le vigne in chiave preventiva anti gelo, al lento dischiudersi dei bourgeons, sempre però al riparo nel proprio alveo di protezione naturale, e qualche scroscio di pioggia intensa che ha permesso al fiume Dheune di allagare più di qualche filare a Santenay (3 aprile); inoltre, al nord, in zona Gevrey-Chambertin, il giorno 12, le pioggie hanno allagato qualche climat. Queste ultime hanno fatto crescere a dismisura i manti erbosi tra i filari e c'è stato moltissimo lavoro da fare per sfoltirli ma mantenendoli vivaci, a titolo di schermo protettivo per possibili raffreddate notturne o, al contrario, per evitare di riscaldarli eccessivamente in caso di soleggiamento estremamente aggressivo; ciò sempre tenendo a mente che i terreni, come detto nell'analisi dell'inverno scorso, ha fatto riposare poco i suoli. Le piogge hanno poi inevitabilmente scatenato l'allarme mildiou, pronta a invadere i vigneti successivamente agli sfalci; successivamente, per non farci mancare nulla, è arrivata la calda aria sahariana, con temperature che hanno toccato i 27 gradi. E poi l'ottovolante del meteo ha proposta un repentino ritorno del freddo vero, grazie ad una goccia fredda consistente di natura artica, piombata un po' fuori tempo (a causa della sua struttura cosi imperiosa in questo momento stagionale) a condizionare la seconda quindicina del mese; seconda parte di aprile che ha visto i termometri toccare lo zero termico di notte per qualche giorno, chiamando a raccolta tutti i vigneron e far sfoderare loro tutte le bougies necessarie ad arginare potenziali pericoli.

EVENTO METEO. Il 21 aprile è stato il primo giorno thrilling per i vigneti di Cote d'Or: l'area nord della Cote de Nuits è stata investita da un fenomeno strano, soprattutto in area Gevrey-Chambertin, simile a nevischio frammisto (neige fondue) a vento e pioggia ,conditi da elementi grandinigeni fortunatamente dai diametri risibili. Questo evento ha rappresentato la porta di ingresso, il biglietto nefasto da visita, della perturbazione artica organizzata che ha deciso di stazionare su mezza europa, sedendosi letteralmente sulla Francia e determinando temperature molto basse al suolo: mentre di giorno si è stazionato mediamente sui dieci gradi, di notte, da venerdi 19 a mercoledi 24 si è ballato sempre attorno allo zero, o poco sopra, ma non sotto. Il nostro attento monitoraggio della situazione, unitamente all'interpello di molti vigneron di Cote d'or (al lordo comunque di una ricostruzione più chirurgica, e postuma circa la mappa dei danni maturati vigna per vigna, climat per climat) ci ha permesso di maturare un'idea piuttosto chiara dell'accaduto. Premesso che l'area realmente devastata da fenomeni meteo, qui di naturasia di gelate che grandinigena è in parte l'Alsazia e soprattutto Chablis, dove in qualche caso si arriva all'ottanta per cento di raccolto perso, in Cote d'Or, per fortuna, le cose sono andate decisamente in modo diverso. Cominciamo la nostra ricognizione dall'area sudista, quindi dalla Cote de Beaune; abbiamo ricevuto sostanziali buone notizie: a Chassagne-Montrachet le gelate sono state molto vicine a manifestarsi nel loro volto più nefasto e dannoso ma si lamentano solo danni piuttosto isolati e sporadici; a Puligny-Montrachet non si segnalano fenomeni di gelate autentiche, mentre qualche episodio realmente dannoso si segnala in area St Aubin nella zona bassa (frazione di Gamy), Maranges, St Romain e Savigny-Les Beaune. Anche a Meursault le fredde notti non hanno prodotto danni apparenti, se non nelle vigne spesso destinate alle appellazioni meno nobili, site a fondo valle e storicamente visitate ed impattate sempre dal gelo. A Pommard, a Volnay ed in area Beaune, invece, qualche danno c'è stato ma siamo stati rassicurati grandemente sull'esiguità delle manifestazioni dannose. Risalendo in Cote de Nuits, in area Vougeot, Edouard Labet, direttamente da Chateau de la Tour, ci riferisce che il meteo è stato catastrofico ma i danni manifestatisi sono pochi, ad eccezione della presenza di muffe da tenere sotto controllo, determinatesi a causa delle piogge. In area Nuits St Georges problemi potenziali di muffe per le piogge cadute ma anche qui il gelo non ha mostrato il suo volto feroce. Jean Lous Trapet, i f.lli Rossignol Trapet ed Alexandrine Roy ci ricordano il curioso fenomeno del nevischio frammisto a leggera grandine bagnata occorsa a queste latitudini, ma nulla di grave da segnalare sui vigneti. E cosi è stato per le appellazioni sudiste di questa aoc: quindi da Morey St Denis a Vosne-Romanée. Insomma, ottime notizie...anche se i primi di maggio sono previste forti piogge. Ma lo constateremo ed analizzeremo nel nostro prossimo report.

Temperature. Prima metà del mese sempre sopra media con picco raggiunto il 14 aprile: 27 gradi; le minimi hanno corso e hanno staziona di 5.5 gradi sopra i valori attesi, arrivando anche a 10 gradi. Poi dal giorno 16 cambia lo scenario:massime intorno ai 10 gradi e minime prossime allo zero termico. Aprile pazzo.

Precipitazioni. Piogge nella prima parte del mese in abbondanza per un totale finale di 37.1 mm, che scandiscono comunque un meno trentasette per cento sulle medie del periodo.

Soleggiamento. Sole a sprazzi, con sole 140 ore di brillamento. Meno ventisette per cento sulle medie del periodo. Venti in vertiginosa rotazione da sud-ovest a nord est e viceversa.

Photo credits domaine N. Rossignol Beaune



MAGGIO. Ci siamo lasciati alle spalle un fine aprile turbolento e prospettive per i primi giorni di maggio tutt'altro che primaverili; infatti, la prima settimana è stata caratterizzata dal passaggio massiccio di correnti umide e piovose di origine atlantica, che da ottobre '23 si sono riaffacciate sul continente con maggiore costanza, apportando un trend di 8 mesi spesso ostaggio di perturbazioni organizzate. Alcuni dati significativi sulla pluviometria in Cote d'Or: novembre '23 +51 per cento, febbraio '24 +68 per cento e marzo '24 addirittura con +98 per cento di piogge rispetto alle medie. Dati che fanno riflettere e rendono questa primavera '24 piuttosto umida, piovosa con poche giornate di intenso e caldo soleggiamento. Insomma, il 2024 è decisamente in controtendenza con il siccitoso quinquennio che l'ha preceduto, caratterizzato sempre da primavere miti e secche. Almeno le falde acquifere ringraziano. Nella prima settimana in Cote d'Or assistiamo al precipitare di 57 millimetri, con massime di poco sotto i 20 gradi. L'arrivo della perturbazione oceanica, incontrando aree di alta pressione ha prodotto un impatto malevolo: in particolare, se in Normandia e nella regione della Ile-de-France si segnalano inondazioni importanti, fortunatamente l'area della Cote d'Or colpita è stata quella situata più decentrata, geolocalizzata nel suo profondo nord ovest; pertanto, nessun problema reale per la nostra dorsale preferita, quella da Marsannay a Santenay, perché eventi grandinigeni seri si sono concretizzati solo in area Pouilly-en-Auxois, quindi, come anticipato, nella Borgogna dell'ovest. Diversa sorte è toccata invece alla Yonne, tempestata da grandi piogge e grandine: i vigneti di Tonnerre e di Chablis ne hanno fatto inevitabilmente le spese il 1 maggio, pagando prezzi notevoli, con perdite, in alcune parcelle che arrivano sino all'ottanta ed anche al cento per cento in alcuni climats. In Yonne, per alcuni vigneron, la vendemmia '24 non ci sarà. Dall' 8 al 13 maggio si assiste poi ad una fase di tempo mite, senza piogge e con temperature in netto rialzo, che toccano i massimi del mese, con ben 26.6 gradi il giorno 11. Da qui in poi, e per tutto il mese, si alterneranno giornate poco soleggiate e quasi tutte sempre accarezzate da qualche scroscio di pioggia, che hanno apportato allerte sanitarie, causa peronospora ed oidio, temperati fortunatamente dalle temperature sempre piuttosto fresche del mese. Il 20 maggio arrivano immagini poco rassicuranti da Gevrey-Chambertin: orde di nubi scure e minacciose provenienti dalla Yonne (in cui è letteralmente piovuto sul bagnato, anche metaforicamente, con grandi temporali che si sono abbattuti nuovamente sui vigneti) hanno fatto pensare al peggio per i nostri amati vigneti di Cote d'Or, ma una mano divina pare averli arrestati prima che potessero scaricare il peggio di sé sulla aoc; purtroppo, però, Digione, Fixin, Borochon e Marsannay non sono state esentate dall'evento, perché la perturbazione qui ha marciato spedita: in questi comprensori si segnalano i danni di stagione per ora forse tra i più intensi: abbiamo ammirato immagini di quello che è stato definito un mini tornado che ha colpito duro il celebre climat del “Clos du Roi” (ormai promosso a 1er cru), letteralmente inzuppato di acquitrini e fango; un'immagine orribile, che sancisce un raccolto prevedibilmente sacrificato in tutta l'area viticola che va dalla periferia sud di Digione a Marsannay. La grandine è caduta, ma, per fortuna, solo a nord est della Cote d'Or, ad Ahuy e paesi limitrofi. Infine, il fine mese è stato un alternarsi di temperature miti (22-24 gradi) e scrosci d'acqua: in questo contesto non catastrofico ma nemmeno idilliaco abbiamo apprezzato, negli ultimi giorni del mese, belle floraison, momento, si sa, delicatissimo sul quale pare si stia instaurando (ma lo vedremo nell'analisi di giugno) un buon trend di sole e temperature mai alte, quindi sempre toute en doucer, quindi senza apprezzabili impennate, ma con maggiore benevolo soleggiamento. Tirando le fila: maggio è stato il mese delle mancate propulsioni vegetative, con fasi perturbate e pericoli scampati per la maggior parte della Cote d'Or: dopo l'abbrivio di aprile, insomma, maggio scala marcia, decelera e si assesta su una mitezza umida e dalle minime e massime sotto tono. Nessun passo indietro significativo sulla stagione, a nostro avviso, ma solo un mese interlocutorio, di sonnolente e pigra stasi, baciato dalla grande assente degli anni precedenti: la pioggia. Il secondo svincolo stagionale (dopo l'uscita per lo più indenne da les cotons delle gemme, occorsa in aprile), cioè la floraison, anche se leggermente tardivo rispetto alle medie degli ultimi anni, è salvo e ha presentato una buona vigoria generale. Un'ottima notizia.

Analisi dei principali indicatori di giugno:

Temperature. Minime in media, massime addirittura sotto: il giorno 11 si sono toccati i 26 gradi. Solo metà mese ha chiuso leggermente sopra media nelle massime. Maggio '24 di generale tiepidezza.

Precipitazioni. 100 i millimetri piovuti al suolo, segnalando con un 31 per cento in più rispetto alle medie. Solo 10 i giorni senza acquazzoni in tutto il mese. Assieme a marzo, il mese più piovoso. Di recente, solo la atipica '21 ha prodotto millimetri d'acqua analoghi.

Soleggiamento. Sole piuttosto latitante, con solo 165 ore nel mese, contro le 215 medie del periodo. Nuvole come mood di maggio. Venti da sud ed ovest per la maggior parte del mese.

 

Photo credit domaine B. Charles a Meursault



GIUGNO. “Millésime de toutes les incertitudes”. Troviamo che non esista sintesi migliore di quanto proferito, negli ultimi giorni di giugno, da una delle vigneron più ispirate di Gevrey-Chambertin, per definire l'andamento stagionale '24 sin qui maturato; e lo ha fatto quando all'orizzonte ha scorto, ancora una volta, dei minacciosi cumulonembi. Pertanto, lo diciamo subito: questi trenta giorni oggetto d'analisi sono stati ostaggio di una generalizzata instabile variabilità. Ma addentriamoci nei dettagli. Concentriamoci soprattutto nel mettere sotto la lente i principali eventi determinatisi, come immediato effetto del rapporto causale del mood meteo accennato. E si tratta di fenomeni, ne siamo certi, dall'accezione oggettivamente significativa e necessari per cominciare a decifrare il codice del millesimo che verrà. Primo fenomeno: si è riscontrata una floraison cominciata diffusamente con ritardo quest'anno (fine maggio) e terminata solo nel cuore di giugno, con alcuni settori della Cote d'Or che hanno evidenziato qualche problema nel suo svolgimento. Secondo elemento: infiorescenze non sempre rigogliose, quale inevitabile precipitato tecnico, hanno inciso sulle successive allegagioni, che, là dove il tempo si è manifestato meno clemente, hanno palesato un diffuso fenomeno di “coulure”. Ricordiamo che si tratta di un fenomeno legato ad un processo naturale che si manifesta nel corso dell'allegagione, durante il quale cadono alcuni fiori dalle viti, a causa di fecondazioni parziali o mancanti degli stessi, determinate, a monte, da una fotosintesi clorofilliana non generatasi a regola d'arte; in questa condizione, la vita mette in atto un vero e proprio fenomeno di autosabotaggio, sacrificando alcune infiorescenze allo scopo di garantirsi la sopravvivenza, premurandosi di direzionare il suo sforzo vegetativo verso i suoi organi vitali. Il condizionamento dei due fenomeni descritti, “floraisons” e successiva “allegagione”, sono la risultante di piogge frequenti ed un clima conseguentemente mite ed umido, i quali hanno generato il terzo fenomeno del mese: diffusi, ma con intensità diverse da aoc ad aoc, fenomeni di muffe (mildiou); e sono proprio gli fungini ad aver inciso sulle infiorescenze, riducendo le capacità fruttifere dei nascituri grappoli, costringendo i vigneron a numerosi interventi, nel migliore dei casi con rame e zolfo, o con altri interventi in regime strettamente bio anche di natura sperimentale; sotto questo punto di vista, possiamo definire giugno un mese contraddistinto sia dalla varietà e numero degl interventi in vigna che un autentico laboratorio, a cielo aperto, di nuove tecniche messe a terra. Un primo punto cardinale sull'andamento stagionale, a questo punto, può essere sancito: i fenomeni descritti incideranno inevitabilmente sulle rese dell'annata, che non potrà eguagliare gli splendidi quantitativi espressi dai due millesimi precedenti. Ma, se pare assodato che, in termini di future forniture, “non ce ne sarà per tutti” in termini di generose assegnazioni, almeno auspichiamo un'ottima qualità finale delle uve; circostanza che ci preme maggiormente; e su questo punto sarà determinante l'intervento di madre natura nel dare vita, nel corso del periodo estivo, ad accelerazioni vegetative atte a determinare un cambio di passo della stagione in corso. Descritti i macro-fenomeni occorsi nella mensilità in analisi, chiudiamo il report tracciando una snella panoramica della dinamica del meteo apprezzata a giugno. I primi del mese sono cominciati sotto tono, con generosa uggia e qualche precipitazione, sancendo massime e minime decisamente sotto la norma. Questa generale situazione di attesa ha permesso ai vigneron di procedere, razionalmente e senza affanni, a mirati coups de cisailles, cioè chirurgiche cimature volte a mitigare il vigore delle viti, nonché con strategiche operazioni sugli apparati fogliari per tutelarsi dalle folgori del sole estivo, che potrebbe irrompere prepotentemente sulla scena a luglio, magari portando con sé lunghi giorni di calura anche d'accezione canicolare. Riassumendo: si è vissuto un regime di diffusa fraicheur e mitezza almeno sino al giorno 17, con massime che non hanno mai osato sopra i 27 gradi. L'adagio “l'été ne veut pas encore s'installer” è parso appropriato per sancire questo periodo; a seguire, nei giorni 18 e 19 la Francia centrale è stata investita da alcune “supercelle tempestose” che sono risalite dal Rodano settentrionale per colpire duramente prima il Beaujolais, per poi raggiungere e scaricarsi sulla regione del Macon. La seconda metà del mese, invece, ha espresso un generale progressivo miglioramente delle condizioni: si sono ammirate temperature mediamente più elevate, mai eccessive, anzi, sempre in stile decisamente tardo primaverile, grazie alla protezione di un debole flusso oceanico che ha impedito alle ondate di caldo africano di ascendere al cuore della Francia. In conclusione, in questo primo terzo d'estate, non si è fatto quasi mai mancare quello che definiamo il “marcatore di stagione”: numerosi eventi pluviometrici, anche se privi di eccessi precipitativi giornalieri.

Analisi dei principali indicatori di luglio:

Temperature. Gli estremi mensili: da minime a 6.5 gradi a 32.2 di massima più elevata. Temperatura media de mese: 18.6 gradi. Sono 13 le giornate di sole, con massime nella media del periodo, grazie ad escursioni termiche che hanno oscillato dai 18 gradi del giorno 3 ai 32.2 del giorno 27. I dati ci dicono che tutto il mese è stato mediamente sotto le attese (evento piuttosto eccezionale), anche se di soli 0.1 gradi.

Precipitazioni. 88.4 millimetri piovuti al suolo: + 34 per cento rispetto alle medie di giugno. Sono stati 15 i giorni in cui è comparsa la pioggia. Anche giugno, come marzo e maggio, è risultato pluviometricamente più generoso delle medie. Ad oggi sono 337 i millimetri precipitati in questo inizio di stagione vegetativa.

Soleggiamento. Da marzo a giugno il soleggiamento è sempre stato sotto tono, perchè sotto media. Evento piuttosto singolare se consideriamo gli ultimi 10 anni. 205 le ore di luce: - 14 per cento rispetto alle medie di stagione. Venti per la maggior parte da sud ovest nel mese di giugno.

Photo credit domaine M. Roy a Gevrey-Chambertin

Photo credits domaine N. Rossignol Beaune



LUGLIO. Transizione importante quella di luglio. Ci siamo lasciati alle spalle un giugno piuttosto perturbato, nel corso del quale non sono mancate nuvole e piogge che hanno sovente interrotto i necessari sprazzi di caldo sole che quest'anno hanno caratterizzato l'annata in fieri. E ciò, lo ricordiamo ed evidenziamo, ha prodotto un fenomeno di “floraison lunga”, cominciata verso la fine di maggio e protrattasi mediamente sino a metà giugno; la seguente allegagione ha subito conseguentemente qualche fenomeno di disallineamento rispetto all'ideale: un deficit generale rispetto alle corposità numeriche delle bacche attese è un fenomeno oggettivo e piuttosto generalizzato. Quest'anno, come accennato nei report dei mesi precedenti, il nemico numero uno sono le muffe, che hanno costretto tour de force giornalieri di grandi monti ore per interventi chirurgici e tempestivi tra le vigne, ognuno declinato in base alle credenze agronomiche fitosanitarie di ciascun vigneron; viticoltori che, è bene evidenziarlo, hanno dimostrato una gestione che definiamo matura, perchè tempestiva e tecnicamente all'altezza nella gestione del complesso fenomeno, allo scopo di preservare i futuri frutti, che però non ha potuto evitare una previsione di rese '24 che segneranno un -15/20 per cento. Un accadimento al quale siamo in verità abituati a queste latitudini, se si escludono le eccezionali (...da intendersi paradossalmente nel senso di “normali”, finalmente “secondo le attese”) abbondanze delle recenti vendemmie delle annate 2017 e 2022. Sul fronte qualitativo, aspetto che ci interessa in cima a tutto, una rapida ed informale ricognizione che abbiamo recentemente portato a termine presso i nostri fornitori, almeno per ora, ci permette di riscontrare un certo ottimismo diffuso: si parla già di “annata fresca”, quindi preferibile e ammantata di un certo allure di nobiltà, e chi ne potrebbe beneficiare sarebbero sicuramente e soprattutto i futuri chardonnay. Ma consideriamo questa riflessione alla stregua di un mero inciso legato allo status quo, quindi senza alcuna valenza di pre-giudizio, scevra di reale peso specifico sullo stato di forma dell'annata che è ancora in pieno svolgimento dinamico. Ma veniamo all'analisi dettagliata del mese di luglio. La mensilità si apre riconfermando l'adagio d'oltralpe: “un déficit chronique depuis fin 2023”. E questa affermazione la dice lunga sulla quantità di soleggiamento vigente in Cote d'Or negli ultimi mesi. In realtà, però i dati ci indicano come finalmente questo mese ha rispettato almeno le medie di soleggiamento attese: un dato confortante che possiede il pregio di aver spezzato un mega trend che durava addirittura dall'autunno scorso. E ciò ha inciso sulle nasciture invaiature manifestatesi in questa mensiltà. La prima settimana di luglio è stata la meno confortante: massime sempre sotto media e 32 millimetri di pioggia al suolo: un viatico poco esaltante per la celebre corsa dei “cento giorni dal fiore per le future vendemmie”. Successivamente abbiamo assistito ad un mini colpo di coda estivo, che ha però ben presto tradito le attese di un periodo finalmente “durablement estival”, dopo soli quattro giorni attorno ai trenta gradi; e ciò perchè il marcatore di quest'anno, le soventi instabilità atmosferiche, non hanno mancato di rimarcare la loro presenza con costanza. Intorno all'11 luglio la stampa meteo francese ha titolato: “record di calore dappertutto in Europa...tranne in Francia”. Nei giorni successivi si sono segnalate grandinate importanti in Provenza, sul Massiccio Centrale e l'Occitania. Cote d'Or salva. Ma il vero sprint mensile verso una veraison più convincente della floraison lo si è apprezzato dal giorno 16, a partire dal quale il sole si è fatto sentire a dovere, con punte sino a 36 gradi, con venti massicciamente asciuganti da nord, determinando un'accelerazione di ottimismo e prospettive rosee. Anche se non vanno dimenticati millerands, mildiou e coulure, trittico che ha continuato a ergersi a protagonista scomodo da monitorare attentamente, impegnando moltissimo in vigna: del resto, le piogge e le temperature fresche sino a metà luglio hanno inciso prima suli fiori, determinandone, in più di qualche caso, fecondazioni parziali, creando quindi i presupposti di futuri grappoli dalle circonferenze d'acini mediamente più contenute, che forniranno si meno succo ma si prevedono di assoluta qualità, date le alte concentrazioni rilevate sia in termini di aromi, acidità e di zuccheri; grappoli che, anche grazie ad adeguati ritocchi sul dispiegamento degli apparati fogliari, riulteranno meglio arieggiati (ed esposti più al sole, quindi coperta corta, ma rischio a cui esporsi quest'anno per accelerare le maturazioni), preservandoli da potenziali attacchi di botrytis, anche se ci sarà da lottare anche con l'ormai noto fenomeno della drosophila suzukii, presente dal 2014 in Borgogna. Ma, lo ribadiamo, in generale, si respira un mood assolutamente positivo tra i vigneron: c'è ferrea determinazione nel prestare massima attenzione quotidiana alle viti ed ai possibili fenomeni determinati quest'anno da temperature fresche, umide e dalle piogge ma nessun evento cosi determinante da inficiare, al momento, la corsa verso un approdo vendemmiale di potenziali grandi soddisfazioni sul fronte qualitativo. Vendemmie per ora previste partire attorno al 10 settembre. Il mantra '24, insomma, è “duro lavoro, massima attenzione agronomica, interventi mirati” con l'auspicio di un agosto ed un settembre decisivi per apporre un sigillo di qualità assoluta sul millesimo.

Analisi dei principali indicatori di luglio:

Temperature. Massime che a fine mese registrano un benevolo + 0.6 per cento rispetto alle medie, sinonimo che lo sprint estivo degli ultimi 15 giorni del mese hanno portato generale beneficio. 36.3 gradi sono stati il picco registrato il giorno 30. Anche le minime fanno registrare un generale + 0.2 per cento rispetto alle medie. Maggio, giugno e luglio, nel complesso, hanno rispettato le vecchie medie del periodo. Buon segno

Precipitazioni. 49.7 i millimetri piovuti al suolo, che sanciscono un complessivo -23 per cento sulle medie di luglio. Insomma dopo un maggio ed un giugno che hanno sforato ogni previsione pluviometrica, si torna ad un benevolo saldo negativo. Erano piovuti: 64 mm l'anno scorso, 6.2 nel 2022, 95 mm nel 2021. Un raffronto interessante.

Soleggiamento. 257 ore di sole, in piena media con le attese, e finalmente, da ottobre '23, riecco ore di soleggiamento accettabili. Ottimo segnale. Per la cronaca, nel '23 le ore erano state 220, 361 nel '22 e 210 nel 2021. Uno scenario di grande equilibrio di luce in quasi perfetta aderenza con quanto si stima siano le ore di soleggiamento ottimali per questo periodo cruciale dell'anno vegetativo.

 

photo credits domaine Marc Roy di Gevrey-Chambertin



AGOSTO. Lasso temporale decisivo quello agostano, che da sempre prende le redini delle invaiature, le porta a compimento e determina PH, gradi zuccherini, maturazioni fenoliche, tecnologiche ed aromatiche; insomma, si tratta di trentun giorni chiave per apparecchiare i raccolti di settembre ed incidere fortemente sull'impronta del millesimo '24. Cominciamo subito ad evidenziare quanto questa annata risulti una delle più coerenti con sé stessa degli ultimi dieci anni: il meteo francese è risultato un'autentica anomalia in Europa, in totale controtendenza con il bacino, caldo e stagnante, dei Paesi affacciati sul Mediterraneo. Annata cominciata fresca e che si appresta ai titoli di coda con ennesimi passaggi perturbativi, che hanno schermato spesso il tentativo del sole di farsi largo tra cieli sempre fitti di cirri, nubi e cumulo nembi. Agosto sprinta forte nella prima decade, e tenta di virare subito verso temperature congrue al periodo, nonchè fortemente necessarie a destituire di stress il lavoro costante, certosino, assiduo e snervante dei vigneron, costretti quest'anno ad una vigilanza raramente cosi serrata tra le vigne, al fine di scongiurare mildiou e potenziali cenni di botrytis (fine agosto); i trattamenti convenzionali e non, infatti, si sono avvicendati con perseveranza rituale, dovendo inoltre intervenire su grappoli mediamente piccoli, perchè graffiati dalle muffe; e questa circostanza ha costretto i domaine ad asportarne manualmente le parti contaminate per ciascun grappolo; mutilazioni necessarie a preservare il residuo patrimonio di bacche, sul quale si punta alla massima qualità. “Grappoli millerandati” si candida tra le più rappresentative parole chiave di questo millesimo '24, che li propone in versione “pesi medi”, cioè mediamente un terzo del peso di quelli del '23, aggirandosi pertanto sui 50-60 grammi ciascuno. Le viti alte sono risultate premianti, mentre quelle con fogliame e grappoli più prossime al terreno rischiano maggiori contaminazioni. Si sono ammirati anche, tra le vigne di Vosne-Romanée e Flagey-Echezeaux, drappelli di ispettori per verificare la presenza di sintomi sospetti di flavescenza dorata su tutte le vigne, da quelle classificate appellazioni regionali ai grand crus. Annata complessa, ma ciò che conta, a fronte di una quantità contingentata, è la qualità finale delle uve portate al severo esame dei tables de tri. E l'ottimismo non manca, perchè in tutte le aoc si sono ammirati anche grappoli con acini di ottime circonferenze, che ci si augura di portare en cave se settembre si degnerà di elargire la sua benedizione con un meteo dolce. Ma entriamo nel merito descrittivo delle vicende che hanno interessato la mensilità in esame. Il primo di agosto comincia maluccio, perchè annotiamo qualche settoriale mini grandinata in area Chassagne-Montrachet e più marcata su St Aubin, sulla quale piove eccezionalmente; inevitabile che queste denominazioni accuseranno qualche acciacco maggiore in termini di resa. A seguire, le prime due settimane sono state finalmente all'altezza di un mese fieramente estivo: meteo pimpante, soleggiato, anche se sovente caratterizzato dal passaggio di nuvole e qualche sprazzo di pioggia (giorni uno, due, sei, tredici e quattordici), ma le temperature hanno spinto le colonnine di mercurio sempre sopra i trenta gradi con una punta di 35.3 e ciò ha spinto i gradi zuccherini là dove occorreva arrivare. Il flusso atlantico di matrice oceanica, che non manca mai di soffiare de ovest sulla Francia quest'anno, ha comunque garantito uno scudo meteo sempre in grado di tenerla esclusa dalle giornate roventi della canicolare estate mediterranea. Da metà mese il meteo ha ricomincia a ballare il suo adagio stagionale: abbiamo assistito a cieli raramente tersi ed il calore ha ondeggiato tra i 20 ed i 30 gradi, apportando almeno altri 40 millimetri di piogge al suolo. Mese, quindi, a due velocità.

Analisi dei principali indicatori di agosto:

Temperature. 35.3 gradi il giorno 12, e solo sei giorni sotto media. Il sole ha cominciato a spingere, ma facendo sempre i conti con la variabilità del meteo, ancora una volta bizzoso e cangiante. Massime e minime comunque da annotare sopra le medie del periodo fino a 2.5 gradi: un buon segnale per una spinta vegetativa attesa. Agosto sfonda il muro delle medie, là dove luglio si era attagliato esattamente a quelle di stagione.

Precipitazioni. 90.6 millimetri piovuti al suolo. +45 per cento rispetto alle medie del periodo. Allerta muffe e botrytis sempre alta e gran lavoro tra le vigne per rintuzzare i pericoli costanti. Poco meno di 500 millimetri piovuti da marzo mediamente. Inseguendo altre annate fresche recenti, nella 2021 ne erano piovuti 325, nel 2016 ne sono piovuti 453 e nella 2014 e 323 nella 2014. Insomma la 2024 è stata la più generosa in acqua.

Soleggiamento. 313 ore a fronte delle 239.7 mediamente previste per il periodo. Finalmente la luce richiesta per imprimere bellezza ad un'annata che ha impegnato molto. Venti in rotazione variabile da sud a nord ovest.



VENDANGES 2024. Settembre si apre ancora umido, con orizzonti profilati di nubi cariche di pioggia, discesa delle temperature massime da 31 gradi a 19 a causa di sole a sprazzi, che si fa desiderare come un oasi nel deserto perchè conferisca alle vendemmie imminenti una benedizione sulla qualità delle uve. Ammiriamo i parchi vitati da nord a sud dopo l'ultima sfuriata di piogge del giorno 7, in cui l'epicentro risulta Beaune e Nuits St Georges, e verifichiamo estrema eterogeneità: su Gevrey-Chambertin dilaga ottimismo e cosi su Meursault e Puligy-Montrachet. Difficile avere un quadro organizzato, se non a macchia di leopardo sulla situazione: si ragiona aoc per aoc e cru per cru. Ormai una tendenza consolidata la settorializzazione estremizzata del meteo. Il problema che emerge dalle discussioni pubbliche tra vigneron riguarda il fatto che i timing di raccolta sono estremamente variabili, da azienda ad azienda, perchè dipendono dalle reazioni di ogni singolo parco vitato alle dinamiche climatiche dell'annata vegetativa rispetto all'atteggiamento agronomico del vigneron nel corso di questo arco temporale. Il problema delle muffe sugli apparati fogliari distingue gli acini dei grappolo delle parti alte della pianta da quelle più sensibili ed esposte, posizionate in basso, più vicine al terreno. Arriviamo al primo giorno ufficiale di vendemmia in Cote d'Or il giorno 9 settembre: ha aperto le danze il domaine De Montille in area Volnay e Pommard (Taillepieds e Pezerolles) con il pinot noir; un'inversione di tendenza curiosa rispetto alla nota precedenza abituale dello chardonnay; il giorno successivo entra in scena il domaine Y. Clerget sulle medesime denominazioni, cominciando la raccolata dal monopole “clos du Verseuil”; il giorno seguente segue a ruota, sempre nel medesimo comprensorio, il domaine M. Lafarge sui 1er di “Caillerets”, “Le Clos du Château des Ducs” e “les Pitures”, a seguire il domaine L. Boillot con il suo cremant de bourgogne ma è solo l'inizio: c'è chi si spingerà a raccogliere solo nella terza settimana, avendo individuato una finestra temporale di meteo più dolce e confortevole, priva delle correnti umide dei primi dieci giorni del mese. Quest'anno il problema non saranno sicuramente le acidità totali ma le potenziali chaptalisations cui qualche vigneron potrebbe essere indotto a immaginare di dover ricorrere. Di sicuro, quest'anno, risulterà più premiante l'opera chirurgica di cura capillare e continua di ogni singolo ceppo che i vigneron meno dotati di pertinenze hanno potuto eseguire con attenzione maniacale, monitorando, spesso più volte al giorno, la presenza di potenziali patogeni. Le vendemmie sono cominciate dai pinot noir quest'anno, a partire cominciate dalle aree di Borgogna più mature e soleggiate, quindi dal Maconnaise, poi lo Chalon ed, infine, a salire, la vendemmia ha fatto ingresso in Cote d'Or dalla Cote de Beaune. Sulla qualità delle uve ci sarà bisogno di tempo ed adeguate riflessioni dopo assidue ed attente degustazioni. Non è questa una rubrica, lo sapete, destinata a ipotesi predittive o azzardati vaticini circa la qualità delle uve; qui vige la fredda cronaca riguardante la dinamica vegetativa dell'annata vegetativa ancora in corso. Pertanto, rimandiamo i nostri lettori a quella di approfondimento (“linee guida sul millesimo”) che sarà visibile in prossimità dell'uscita in commercio dell'annata '24. 

photo credit domaine M. Lafarge di Volnay

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Lo Staff di B.M.A.







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