DenominazionePuligny-Montrachet
PULIGNY-MONTRACHET è la denominazione che rappresenta l'apice qualitativo mondiale per la produzione di chardonnay di Borgogna, poichè vanta la presenza di terroirs unici per caratteristiche identitarie. Costituisce un parametro di riferimento assoluto per questo vitigno. I primi riferimenti documentali che la riguardano risalgono al 1175, quando questo luogo era denominato Puliniacum. L'etimologia del nome del comune risale al francese antico; in particolare, al sostantivo "pol", che significa pozza d'acqua, in particolare uno stagno fangoso. L'architettura semantica originaria risulta, quindi, essere "pol-in-iacum" (locum), cioè "il villaggio paludoso". Il comune di Puligny-Montrachet, pertanto, fu edificato in prossimità della falda originaria che alimentava la sua sorgente, che diede luogo allo stagno fangoso originario sul quale sorse. I primi significativi riscontri dell'esistenza della vite a queste latitudini, e di tecniche di coltivazione della stessa, risalgono al XII secolo: i monaci benedettini, a quel tempo, misero a dimora le prime viti nella limitrofa Blagny (che dista solo 1.5 km da Puligny-Montrachet). La cifra stilistica riconosciuta agli iconici vini bianchi di questo comune li caratterizza generalmente per caratteri di solidità (intesa come intensità aromatica di sorso), longevità, opulenza (intesa come sontuosità raffinata), sbuffi di mineralità affilata come una lama d'acciaio ed un'accezione gustativa tra le più spiccatamente riconoscibili, unica ed identitaria nell'intero panorama della Cote de Beaune. La dotazione vitata dell'intera denominazione si estende per poco più di 300 ha, di cui quasi 75 sono d'appannaggio delle vigne classificate "appellazione regionale", 114 ha sono destinati a vini classificati "1er cru" e circa 21 ha ai grand cru. Alle quattro autonome denominazioni classificate grand cru di "Chevalier-Montrachet", "Bienvenues-Batard-Montrachet", "Montrachet" e "Batard-Montrachet" vanno incluse, solo per il pinot noir, anche quelle di "Blagny" e "Blagny 1er cru", cosicché sono 9, in totale, le aoc ivi presenti. Inoltre, mentre "Bienvenues-Batard-Montrachet" e "Chevalier-Montrachet" insistono per intero nel perimetro di Puligy, "Montrachet" e "Batard-Montrachet" lo sono solo per circa metà. La maggior parte dei vigneti della denominazione sono protetti dai venti continentali, ad opera dei rilievi Châtelet de Montmalin e del Mont Rachet, che contribuiscono a generare, con la loro presenza geologica, un microclima determinante per la produzione di estrema qualità nella zona. Dal punto di vista geologico, l'area viticola a nord, che supera anche i 320 mt d'altitudine, in cui le uve maturano tardivamente perché i vigneti sono situati in zona più fresca, poggia su una marna calcarea del periodo Bathoniano; a questa altitudine l'identità dei vini (i lieu-dits di "Le Garenn"e e "Sous le Puits", in particolare) non è particolarmente definita o comunque rappresentativa del comune di appartenenza, essendo maggiormente assimilabile ai vini della vicina località di Blagny (conosciuta anche per i suoi pinot noir, di superba energia, tra i quali spiccano due celebri lieu-dits; quello di Chalumeaux et Truffières, dalle note floreali e dalla finezza davvero degne di menzione). L'area centrale della aoc è maggiormente complessa, di natura prevalentemente marnosa, e annovera ghiaie, nonché spuntoni di roccia provenienti dalle risorgive sottostanti, ricche di calcare, nonché diversi strati e tipologie di argille. Infine, la parte più a sud della denominazione, poggia su suoli bruno calcarei, caratterizzati da argille del periodo del Pliocene. Oltre la metà dei trenta ettari cui sono destinati i quattro Grand Cru (due di essi condivisi con il comune di Chassagne-Montrachet), che danno vita al leggendario "Montrachet", si trovano in questo comune. In particolare, i quattro tenori della aoc, classificati grand cru, sono: l'inarrivabile Le Montrachet (condiviso con Chassagne, qualificato, in questo comune, come "Montrachet"), Batard-Montrachet (condiviso anch'esso, ma per meno del 50%, con il comune di Chassagne), Chevalier-Montrachet e Bienvenues-Batard-Montrachet.
GRAND CRU
MONTRACHET: (7ha 99a 80ca totali, di cui 4ha 1a 7ca su Puligny Montrachet e 3ha 98a 73ca su Chassagne Montrachet); la produzione media annua è di 393 hl; il minimo grado alcolico consentito per disciplinare è 12 gradi ed il massimo 14.5; i rendimenti sono fissati tra un minimo di 48 hl/ha a 54 hl/ha. Il "Mons rachicensis", una collina incolta, è fonte di menzione già nel periodo Gallo-romani. Nel XIII secolo fu rinvenuta la classificazione "Mont-Rachat", una collina spoglia ricoperta da una vegetazione rada e dai terreni rocciosi ricoperti da uno strato sottile di terriccio; solo una pianta come la vite, sorprendentemente capace di miracoli in tale situazione pedoclimatica, contraddistinta da un terreno ingrato, potrebbe aver fatto la sua comparsa in questo luogo anche prima dell'occupazione romana; in epoca più tarda, i monaci benedettini di Saint-Jean-le-Grand, da Autun, di dedicarono seriamente alla coltivazione della vite in questo magnifico climat; i monaci Cistercensi dell'abbazia di Maizières, prospicente a Beaune, continuarono la loro opera; dal XVIII secolo, l'abate Arnoux, definì il vino prodotto da quest'area il "più curioso e delicato dei vini francesi". Il climat è ubicato su un tratto pianeggiante, dalla leggere pendenza (massimo il 10%), a mezza costa, ad un'altitudine tra i 255 ed i 270 metri; leggermente inclinato verso sud, in direzione di Chassagne, il suo assetto si apre decisamente verso est su Puligny; l'esposizione del vigneto è ad est nell'area di Puigny, est-sud-est o sud-ovest nell'altra metà, posta su Chassagne (circostanza che, in tempi meno mediamente soleggiati come quelli attuali, faceva prediligere e considerare più nobile questa porzione di vigneto; retaggio della nobilità antica di questo settore è il vezzo di alcuni produttori, il cui lotto di pertinenza si trova interamente nel comune di Chassagne, di inserire in etichetta la dicitura "Le Montrachet", ad evidenziare un presunta superiorità di quest'area); qui le gelate e la nebbia sono eventi molto rari; la roccia madre su cui insiste il climat risale al Medio Giurassico e consiste in marna calcarea del periodo Calloviano, combinata con marna Argoviana; la marna calcarea Bathoniana è situata nella parte inferiore del tratto in pendenza; il suolo non è molto profondo, di calcare scuro, ben drenato, con uno strato di marna di colore rossastro caratterizzato da un alto livello di calcare attivo di natura gessosa; lo strato di suolo è profondo non più di cinquanta centimetri e denota un terreno molto povero, composto di sabbia silicea, carbonati ed ossido di ferro; combinando queste ideali caratteristiche del suolo con il delicato arieggiamento costante, proveniente dalla vicina vallata che guarda Saint-Aubin, ed il bacio del sole che accarezza quest'area per gran parte del giorno, è agevole comprendere come le zolle di questo celeberrimo climat possano dare luogo ad un vino eccezionale; in direzione di Chassagne il Montrachet dà luogo ad un'espressività più opulenta rispetto al medesimo vino prodotto nel distretto di Puligny, che si manifesta più elegante; ma, accantonate queste leggere differenze di espressività tra i due territori di provenienza del vino, esso è indiscutibilmente un vino maestoso in entrambe le aoc di riferimento, che denota una capacità di invecchiamento con pochi eguali (come è stato provato ad una degustazione tenutasi il 28 ottobre del 2004 di Montrachet 1865, riscontrato in perfetta forma); il tratto distintivo che scandisce la luminescente differenza qualitativa tra questa monumentale parcella e gli altri grand crus limitrofi è costituito da uno straordinario bonus di potenza, intensità, un'acidità raffinatissima, una mineralità estremamente vivida, una struttura di un amalgama e delicata concentrazione eccezionali, una viscosità cremosa combinata ad arte con una vitalità sempre luminescente dopo decenni, ed, infine, una lunghezza indimenticabile, racchiusa in un contesto di raffinatezza senza pari. All'unanimità si può considerare il miglior bianco secco al mondo.
I proprietari (in ordine decrescente, relativamente all'ampiezza della parcella posseduta):
- Domaine Maison Joseph Drouhin (2.06 ha);
- Domaine Baron Thénard (1.83 ha);
- Domaine Bouchard P. & F. (0.89 ha);
- Domaine Regnault de Beaucaron/Guillaume (0.80 ha);
- Domaine Romanee Conti (0.68 ha);
- Domaine Jacques Prieur (0.59 ha);
- Domaine Comtes Lafon (0.32 ha);
- Domaine Ramonet ( 0.26 ha);
- Domaine Marc Colin (0.11);
- Domaine Guy Amiot and Mlle Monnot (0.09 ha);
- Domaine Fointaine Gagnard (0.08);
- DomaineBlain Gagnard (0.08 ha);
- Domaine Laflaive (0.08 ha);
- Domaine Lamy Pillot (0.05 ha);
- Chateau de Puligny Montrachet (0.04 ha).
CHEVALIER-MONTRACHET: (7ha 58a 89ca totali; suddivisi in 3 lieux-dits: "Chevalier-Montrachet" esteso per 6ha 30a 91ca, "Chevalier-Montrachet (Les Demoiselles) di 1h 02a 75ca e "Le Cailleret" di 0ha 25a 23 ca).; il grado alcolico minimo ammesso per disciplinare in questo climat è di 12 gradi ed il massimo di 14.5 gradi; i rendimenti minimi sono di 48hl/ha e quelli massimi di 54 hl/ha. Il climat trova ubicato proprio sopra il Montrachet, ad un'altitudine compresa tra i 265 ed i 300 metri; anch'esso gode di condizioni geologiche, pedoclimatiche e microclimatiche eccezionali; la parte superiore è costituita da uno strato di suolo estremamente magro; in alcuni punti il terreno è completamente spogliato e coperto solo da uno strato molto sottile di terra bruna, che fa intravedere affioramenti di calcare di origine Bathoniana, che rappresentano agglomerati molto duri, oltre ad affioramenti anche di marna di origine Bajociana nella parte più superiore; la parte più bassa del cru, invece, è costituita da uno spesso strato di terreno; la parcella gode di una bella esposizione est-sud-est, è ottimamente drenata e qui le viti danno luogo a grappoli mediamente sani e raramente affetti da marciumi. Lo Chevalier dà luogo a produzioni molto limitate (255 hl). Si tratta di una parcella suddivisa tra una quindicina di proprietari (tra i quali spiccano, per estensione posseduta, Bouchard Père & Fils con 2.56 ha ed il Domaine Leflaive con 1.99 ha). Senza alcun dubbio la fama di questa parcella era nota sin dati tempo dei Galli; tuttavia, dopo l'evento della fillossera, esso non fu interamente ripiantata; infatti, solo il lato che dà sul Montrachet, per un totale di 4 ettari, fu soggetto a reimpianti; più recentemente, questa parte è stata chiamata Chevalier Montrachet La Cabotte. Vi è un piccolo clos nel centro della parcella, conosciuto come Clos de Chevalier. Si tratta di un vino che esprime pienezza, splendida freschezza ed un anima virile; possiede un'eleganza sopraffina e proprio questo elemento, assieme all'armonia del sorso che lo caratterizza, ne scolpiscono la grandezza. E' considerato uno dei vini paradigmatici per la sua capacità di esprimere la "quintessenza del terroir" di appartenenza. Si tramanda un curioso racconto popolare a proposito del Montrachet e dei suoi climats adiacenti, narrata da Jacques Prieur e Vincent Laflaive nel XX secolo; si dice che il Signore di Montrachet fosse contrariato dal fatto che il suo unico figlio, lo Chevalier, avesse espresso il desiderio di partecipare alle crociate; un giorno, mentre tale Signore stava passeggiando tra le Folatières, incontrò una giovane donna vergine dal quale ebbe un Batard (un figlio bastardo) con lei; appresa la morte del suo unico figlio Chevalier egli decise di adotare Batard, e quando lo presentò agli occhi dei suoi paesani essi gli diedero il Bienvenue ed egli era felice di questo Criot (che deriva dal verbo "crier", piangere; in questo caso si intende "che pianse per la felicità). In questo modo, tutti i grand crus che attorniano il Montrachet furono simpaticamente rappresentati.
I proprietari (in ordine decrescente, relativamente all'ampiezza della parcella posseduta):
- Maison Bouchard Père et Fils (2.54 ha);
- Domaine Leflaive (2.00 ha);
- Maison Louis Jadot (0.52);
- Maison Louis Latour (0.52 ha);
- Domain Jean Chartron (0.47 ha);
- Chateau de Puligny Montrachet ( 0.25 ha);
- Domaine Michel Niellon (0.22 ha);
- Domaine D'Auvenay (0.16 ha);
- Domaine Michel Colin-Delénger (0.16 ha);
- Domaine Vincent Girardin (0.16 ha);
- Domaine Jacques Prieur (0.14 ha);
- Domaine Vincent Dancer (0.10 ha).
BATARD-MONTRACHET: (11ha 86a 63ca di estensione territoriale, di cui 6ha 02a 21ca sono ubicati su Puligny-Montrachet e 5ha 84a 42ca sul comune di Chassagne-Montrachet); la produzione media annua è di 514 h; la gradazione alcolica minima ammessa per disciplinare è di 11.5 gradi e quella massima di 14.5; i rendimenti consentiti per legge oscillano tra un minimo di 48 hl/ha a 54 hl/ha. Si tratta di un climat molto frammentato quanto ad interpretazioni e riscontri gusto-olfattivi che sa restituire: dà luogo a un vino più ampio ed esotico rispetto allo Chevalier-Montrachet, generalmente con meno grip e maggiormente floreale nel tratto, carnoso e più speziato; si trova nel pendio sottostante al Montrachet e vanta un terreno più profondo, con una più alta percentuale di argilla; spostandosi verso la collina in cui si trova il Montrachet e, sopra di esso, lo Chevalier-Montrachet, la pendenza aumenta e la percentuale di argilla diminuisce: dal 50-35 per cento del climat Montrachet sino al 20 per cento dello Chevalier-Montrachet.
I proprietari (in ordine decrescente, relativamente all'ampiezza della parcella posseduta):
- Domaine Leflaive (1.81 ha);
- Domaine Ramonet (0.45 ha);
- Domaine Bachelet-Ramonet (0.56 ha);
- Domaine Paul Pernot (0.60 ha);
- Domaine Pierre Morey (0.40 ha);
- Domaine Roger Caillot-Morey (0.47 ha en métayage de Claude-Maxence Poirier);
- Domaine Philippe Brenot (0.37 ha);
- Domaine Jean-Noel Gagnard (0.37 ha);
- Domaine Jean Marc Blain Gagnard (0.34 ha);
- Domaine Richard Fontaine Gagnard (0.30 ha);
- Hospice de Beaune (0.35 ha);
- Domaine Barolet-Pernot (0.23 ha);
- Domaine Vincent Girardin (0.19 ha);
- Domaine Jean Marc Boillot (0.18 ha);
- Domaine Etienne Sauzet (0.14 ha);
- Domaine Marc Morey (0.14 ha);
- Domaine Jean Chartron (0.13 ha);
- Domaine Michel Morey-Coffinet ( 0.13 ha);
- Domaine Romanée-Conti (0.13 ha);
- Domaine Michel Niellon (0.12 ha);
- Domaine Louis Lequin (0.12 ha);
- Domaine René Lequin-Colin (0.12 ha);
- Maison Joseph Drouhin (0.09 ha);
- Chateau de la Maltroye (0.09 ha);
- Maison Bouchard Père et Fils (0.08 ha);
- Domaine Bernard Morey (0.075 ha);
- Domaine Jean Marc Morey (0.075 ha);
- Chateau de Puligny Montrachet (0.04ha).
BIENVENUES-BATARD MONTRACHET: (3ha 68a 60ca di estensione territoriale); la produzione media annua si attesta sui 178 hl; il grado minimo alcolico consentito per legge è di 11.5 gradi ed il massimo di 14.5 gradi; il rendimento minimo per legge è fissato a 48 hl/ha ed il massimo a 54 hl/ha; l'etimologia del climat, secondo il noto critico Remington Norman, risale al XIX secolo, quando questi vigneti erano allevati in mezzadria da lavoratori forestieri, qualificati come "Les Bienvenues"; a livello di caratteristiche generali possiede una fragranza opulenta, dai sentori caratteristici di miele e caprifoglio ed una piacevole delicatezza, dal tratto femmineo e seduttivo (in contrapposizione con la mascolinità di Chevalier); a volte è un vino che può apparire debole e fragile, ma ciò è dovuto alla tendenza dei grappoli a maturare anticipatamente. Il resto della appellation si dispiega sino a Meursault, annoverando 17 Premier Crus di assoluto pregio: Le Cailleret, Les Demoiselles e Les Pucelles (tutti una virtuale estensione dei terreni dei grand crus comunali descritti in precedenza), la parte inferiore delle Folatières e Les Combettes, adiacente al climat Les Charmes, ubicato sulla aoc Meursault.
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Chevalier Montrachet grand cru Clos des Chevaliers monopole 2022
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